18 Settembre, 2018 | Di Wellnet

La playlist del Campagnista

La playlist del Campagnista

Che tu lavori in una web agency, nel team dedicato di una multinazionale o sia un freelance, non importa. La tua professione digitale ha i suoi riti, le sue follie e i suoi attimi cruciali. Tutti questi momenti possono essere accompagnati da una perfetta playlist: una colonna sonora che racconta le tue giornate tra on e offline. Vogliamo dedicarti le nostre playlist delle professioni digital. Cominciamo con un grande classico...

La playlist del Campagnista

Tieniti forte perché questa è per te: Biddable Specialist, Trafficker, SEM Specialist, Media Planner, Paid Specialist, Performance Manager o Ads Specialist. Qualunque sia il tuo job title, parliamo di te, che il sabato quando l’ufficio è chiuso ti ritrovi alla SNAI o sul sito d'investimenti della tua banca. Cavalli, azioni o altro non fa grande differenza. L’importante è allocare budget. Tu, che ripeti sempre con un sorrisetto compiaciuto: “Qui, una volta, era tutta campagna”. Tu, che vedi in CPC e CPM molto di più di semplici acronimi: stiamo parlando di yin e yang! La nostra prima playlist è per te:

  1. Lancio
  2. Report
  3. Hack
  4. Budget
  5. Homerun
  6. Fail
  7. Ending
  8. Comeback

1. Lancio

Si parte giustamente dall’inizio: hai preparato tutte le keyword, liste chilometriche in csv ora sono segmentate e organizzate in piccoli gruppi, con una gerarchia da fare invidia alle formiche. Tutti i target sono nel tuo mirino, i tuoi colleghi ti hanno fornito i banner in html5 ancora caldi dal forno. Ormai manca solo quel famoso click del mouse, praticamente il bottone da pigiare per sganciare la bomba atomica. Ci siamo, siamo On Air. Non appena qualcuno chiede “Siamo live?” non servono parole, basta un cenno compiaciuto del capo. La prima traccia della playlist rimbomba già nelle tue orecchie, barra del volume che esplode, fare tronfio e Wagner con la Cavalcata delle Valchirie che imperversa tra gli spazi pubblicitari in Exchange.

Cavalcata delle Valchirie.gif

2. Il momento del report

Conosci tutte le statistiche di ogni tua campagna a memoria. Si tratta solo di trasformare quel file Excel in una presentazione, ma si sa, a te i Power Point non sono mai piaciuti. Sono solo tempo rubato ad affinare un’offerta per la prima posizione della pagina. Questo è un pezzo struggente, un momento di sofferenza totale, che in base al tuo livello di sfortuna può accompagnarti due, tre o addirittura quattro volte al mese. Ecco, per te ci sono ben 4 minuti e mezzo di dolore puro. Un solo consiglio: lasciati andare a Total eclipse of the heart di Bonnie Tyler.

Total Eclipse of the Heart.gif

P.S. Facciamo che i consigli sono due: passa a un sistema di Data Visualization tipo Google Data Studio e anche i report inizieranno a piacerti. Se serve una mano, facci un fischio. Ti sembra una marketta? Beh tranquillo, presto arriverà anche la playlist dei marketer digitali, neanche loro sono esenti.

3. L’Hack

Piano... piano. Non stiamo a scomodare growther o hacker. Si tratta di qualcosa di piccolo, ma tu sai bene quanta soddisfazione possa dare. Quel trick di ottimizzazione a cui hai pensato funziona alla grande. E funziona ancora meglio perché sei stato l'unico a crederci. L’algoritmo di Facebook aveva fatto tutti i suoi calcoli senza di te. Quel metodo di targeting, che sembrava un calcio in faccia a qualunque logica di marketing, funziona! E c’è poco da fare, perché gli uomini cinquantenni amanti del neomelodico non possono stare senza le loro barrette energetiche. Quando una campagna stenta a decollare, e dopo il tuo hack, ecco che si apre la stagione della pioggia dei lead. Si tratta di un fenomeno di invulnerabilità temporanea. Dj Khalifa lo riassume semplicemente con All I Do is Win.

All I do is Win.gif

4. Il Budget

Le campagne stanno andando bene. Si respira la tipica aria da ROI positivo e il cliente (o il tuo referente) visti i risultati, è carico. Come si dice in gergo, "ci crede". Succede di rado ma succede: “Ragazzi dobbiamo spingere di più, stiamo perdendo delle opportunità. Alziamo l’investimento di tot K al mese”. In questo momento l’account, o chi per lui, continua a parlarti sviscerando tutte le ragioni della scelta, ma tu ormai sei altrove. Mani giunte, leggera flessione delle ginocchia, spinta sulle gambe... ed ecco che sei diventato Zio Paperone che si tuffa nella piscina piena di dollari. Gli unici suoni che senti sono quelli del registratore di cassa e delle monete che sbattono in loop, le une contro le altre. Inconfondibile, è già partito il giro di basso di Roger Waters e, con lui, Money dei Pink Floyd.

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5. Homerun

Momento di performance assoluta da non confondere con l’hack. Si tratta di quella vetta unica e irripetibile che non tutti riescono a raggiungere. Il mondo del paid ha un solo grande Dio: il risultato. Ci sei abituato, qui si vive di questo, e certamente porti la pagnotta a casa. Ma ogni tanto non si raggiunge l’obiettivo, lo si spara letteralmente in orbita. Parliamo di dimezzare il CPA di una campagna B2B super profilata. Parliamo dello Specialist di Google che, in totale sincerità, ti dice cose come: “Non credo di aver mai visto un CTR relativo così alto”. Si tratta di un momento di gloria ed esaltazione pura (spesso seguito da delirio di onnipotenza): tettuccio della spider scoperchiato, vento tra i capelli e Vangelis fa il resto, con Chariots of fire.

Chariots of fire.gif

6. Fail

Esistono due tipi di Paid Media Specialist: quelli che hanno commesso degli errori e quelli che invece non hanno mai sbagliato. E tu, scommetto che appartieni al secondo tipo. Sì certo, come no!  Esistono due tipi di Paid Media Specialist: quelli che sbagliano... e i bugiardi!  La campagna che andava messa in pausa due giorni fa, e invece gira non stop come Eddie Murphy in 48 ore, i link delle tue Facebook Ads che sparano dritto dritto a un bel 404, quel segmento di remarketing che andava riattivato e invece... Ridi pure ma poi te ne accorgerai. Il battito cardiaco aumenta, la salivazione diminuisce, la sensazione di secchezza delle fauci è tangibile. Non parli più. O lo fai solo per non dare nell’occhio. Fingi sicurezza ma sappi che te lo si legge in faccia! Puoi provare a nascondere la cosa, ma presto riemergerà dal profondo per venirti a cercare. L’espressione sul tuo volto è perfettamente raccontata nelle note di Thriller di Michael Jackson.

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7. Ending

È brutto da dire e sì, farà male. Ma quel percorso che stai facendo con il tuo terapista per accettare la cosa non servirà a nulla. Puoi solo abbracciare il dolore, perché le campagne a volte finiscono. È importante che tu sappia una cosa: non è colpa tua… Davvero, non è colpa tua. Una volta, tutti insieme: “NON È COLPA MIA”. Siamo ai saluti. Mentre le note si diffondono nell'aria, i più audaci sono capaci di spendere due parole di commiato per ricordare i bei momenti passati insieme. Le immagini scorrono veloci nella mente come diapositive sul nastro: è stata una grande cavalcata, ma in fondo lo sapevamo che sarebbe finita.  Semplicemente: Ciao. River flows in you by Yiruma.

River flows in you.gif

8. Il Cameback

Ci sono intere filmografie sull’argomento: storie di rivalsa e ribalta, non sempre di successo ma certamente di grande impatto. Ci hanno provato il Cavaliere oscuro, Carlito Brigante e ogni tanto ci provate anche voi con qualche campagna che fa il suo ritorno. Quella sensazione stupenda di tornare finalmente a respirare, nuovamente in pista. Può volerci un grande lavoro di set up e riorganizzazione o può bastare quel semplice click che fa passare la campagna da due linee verticali parallele a un triangolo equilatero. Ecco che: “You know i’m back, like i never left”. Serve altro? “Another sprint, another step, another day, another breath. Been cashing dreams, but i never slept.” A chiudere la nostra playlist c’è Macklemore con Glorious.

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Quelli che abbiamo raccontato sono solo alcuni passaggi, ogni playlist in potenza è infinita. Lasciamo a voi il compito di completarla con i vostri momenti e le vostre tracce. Intanto, potete ascoltare la nostra qui sotto.  

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